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Il bambino sulla spiaggia

Un vecchio triste passeggiava tutti i giorni sul litorale, e tutti i giorni vedeva un bambino scrivere sulla sabbia “Mamma ti voglio bene” e poi guardare il mare cancellare la scritta e correre via contento.
Giorno dopo giorno… Fra sé e sé pensava: “Questi bambini, sono così stupidi ed effimeri.”
Un giorno si decise ad avvicinare il bambino, non avrà avuto più di dieci anni, e gli chiese: “Ma che senso ha che tu scriva “Mamma ti voglio bene!” sulla sabbia che poi il mare te la porta via. Diglielo tu che le vuoi bene.”…
Il bambino si alzò, e guardando l’ennesima scritta cancellata dall’acqua salata disse al vecchio: “Io non ce l’ho la mamma! Me l’ha portata via Dio, come fa il mare con le mie scritte. Torno qui ogni giorno a ricordare alla mamma e a Dio che non si può cancellare l’amore di un figlio per la propria madre.”
Il vecchio si inginocchiò, e con gli occhi pieni di lacrime scrisse: “Nora. Ti amo!”; era il nome della moglie appena morta. Poi prese il bimbo per mano e assieme guardarono la scritta sparire.

Questa è la storia vera di una bambina di otto anni che sapeva che l’amore può fare meraviglie. Il suo fratellino era destinato a morire per un tumore al cervello. I suoi genitori erano poveri, ma avevano fatto di tutto per salvarlo, spendendo tutti i loro risparmi.

Una sera, il papà disse alla mamma in lacrime: “Non ce la facciamo più, cara. Credo sia finita. Solo un miracolo potrebbe salvarlo”.

La piccola, con il fiato sospeso, in un angolo della stanza aveva sentito. Corse nella sua stanza, ruppe il salvadanaio e, senza far rumore, si diresse alla farmacia più vicina. Attese pazientemente il suo turno. Si avvicinò al bancone, si alzò sulla punta dei piedi e, davanti al farmacista meravigliato, posò sul baco tutte le monete. “Per cos’è? Che cosa vuoi piccola?”. “È per il mio fratellino, signor farmacista. È molto malato e io sono venuta a comprare un miracolo”. “Che cosa dici?” borbottò il farmacista. “Si chiama Andrea, ed ha una cosa che gli cresce dentro la testa e papà ha detto alla mamma che è finita, non c’è più niente da fare e che ci vorrebbe un miracolo per salvarlo. Vede, io voglio tanto bene al mio fratellino, per questo ho preso tutti i miei soldi e sono venuta a comperare un miracolo”. Il farmacista accennò un sorriso triste. “Piccola mia, noi qui non vendiamo miracoli”.

“Ma se non bastano questi soldi posso darmi da fare per trovarne ancora. Quanto costa un miracolo?”.

C’era nella farmacia un uomo alto ed elegante, dall’aria molto seria, che sembrava interessato alla strana conversazione. Il farmacista allargò le braccia mortificato. La bambina, con le lacrime agli occhi, cominciò a recuperare le sue monetine. L’uomo si avvicinò a lei. “Perché piangi, piccola? Che cosa ti succede?”. “Il signor farmacista non vuole vendermi un miracolo e neanche dirmi quanto costa… È per il mio fratellino Andrea che è molto malato. Mamma dice che ci vorrebbe un’operazione, ma papà dice che costa troppo e non possiamo pagare e che ci vorrebbe un miracolo per salvarlo. Per questo ho portato tutto quello che ho”. “Quanto hai?”. “Un dollaro e undici centesimi… Ma, sapete…” – aggiunse con un filo di voce – “posso trovare ancora qualcosa…”.

L’uomo sorrise: “Guarda, non credo sia necessario. Un dollaro ed undici centesimi è esattamente il prezzo di un miracolo per il tuo fratellino!”. Con una mano raccolse la piccola somma e con l’altra prese dolcemente la manina della bambina. “Portami a casa tua, piccola. Voglio vedere il tuo fratellino ed anche il tuo papà e la tua mamma e vedere con loro se possiamo trovare il piccolo miracolo di cui avete bisogno”. Il signore alto ed elegante e la bambina uscirono tenendosi per mano. Quell’uomo era il professor Carlton Armstrong, uno dei più grandi neurochirurghi del mondo. Operò il piccolo Andrea, che poté tornare a casa qualche settimana dopo, completamente guarito. “Questa operazione” mormorò la mamma “è un vero miracolo. Mi chiedo quanto sia costata…”. La sorellina sorrise senza dire niente. Lei sapeva quanto era costato il miracolo: un dollaro ed undici centesimi… più, naturalmente l’amore e la fede di una bambina.

Siamo tutti visitatori di questo tempo, di questo luogo. Siamo solo di passaggio. Il nostro scopo qui è osservare, crescere, amare…
Poi facciamo ritorno a casa.

“Il Buddha ha cominciato nello stesso posto da cui cominci tu. La natura della sofferenza non cambia. Tu non hai ricevuto un handicap speciale, né hai ricevuto minori talenti. Tra te e il Buddha, o tra me e il Buddha, non esiste alcuna differenza. Tu sei puro essere, il Buddha è puro essere. Tu lotti con l’identificazione, con la forma. Così avvenne anche per il Buddha. E per me.

Tutti veniamo messi alla prova. Tutti costruiamo sulle sabbie mobili e veniamo risucchiati nel fango di una esistenza condizionata. Tutte le limitazioni vengono da noi. Non appena smettiamo di porre condizioni sul nostro modo di prendere la vita, l’esistenza relativa svanisce. Siamo il fiore di loto che galleggia sulla superficie dell’acqua fangosa.

Siamo la consapevolezza, la profonda scoperta che nasce dall’oscurità di condizionamenti. Siamo il fiore di loto bianco nutrito dall’acqua putrida. Se cerchi una bellezza priva di tristezza, non la troverai. Se cerchi una celebrazione che non conosca l’intensità del dolore, cercherai invano. Tutto ciò che è trascendente viene dal basso: la luce dal buio, il fiore dal fango.

Rinuncia al tuo pensiero lineare, alle tue rigide, razionali aspettative sul significato della spiritualità. La vita non è unidimensionale. Se l’assoluto è davvero assoluto, allora non esiste luogo in cui non si trovi. Non scegliere un lato della disputa. Impara a prendere entrambi i lati e a lavorare verso il punto di mezzo. Gli estremi si riflettono l’un l’altro, le parti in conflitto condividono la stessa lezione.

La via per la libertà è una sola. Il Buddha l’ha chiamata la Via di mezzo, la via tra i due estremi. Non puoi arrivarci schierandoti da una parte. Non puoi arrivarci scegliendo il buono contro il cattivo, o la luce contro il buio. La tua via passa per il luogo dove buono e cattivo si incrociano, dove la luce incontra gli ostacoli e getta lunghe ombre.

Non ci sono mappe che possano guidarti fino a quel luogo. Se lo chiedi a qualcuno, ti dirà: ”Vai a destra.” Se lo chiedi a un altro, ti dirà: ”Vai a sinistra.” Se chiedi al pessimista dove puoi trovare la verità, ti dirà: ”Ieri era qui, l’hai mancata per poco!” Se chiedi all’ottimista, la sua risposta sarà: ”Sarà qui domani.” Chi dà la risposta giusta? Ma esiste una risposta giusta? O l’aspettativa che esista è solo un’illusione?

Quando puoi osservare la disputa senza schierarti, quando puoi stare nel mezzo del campo di battaglia senza attaccare nessuno, allora sei arrivato nel luogo dove fiorisce il loto. Pochi ti noteranno, ma non importa. Sei arrivato a casa. Sei scivolato attraverso il velo. Non sei più un oggetto che ostacola la luce, ma sei diventato una finestra che permette alla luce di passare.”

(Paul Ferrini)

Tra tutte quelle viste in giro, per me è la più bella e dolce…